L’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” indica la via del dialogo per una comprensione reciproca

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In un tempo buio, come quello della pandemia da Covid19, ecco che arriva, ad illuminare, l’enclica del Papa Fratelli tutti, (qui il testo integrale) scritta nel suo ottavo anno di pontificato.E’ la terza lettera che scrive il Papa Francesco (dopo la Lumen fidei – 29 giugno 2013 e la  Laudato si– 24 maggio 2015) firmata ad Assisi il 4 ottobre 2020 proprio per richiamare tutti sul valore della fraternità centrata sulla “vittima”, sugli ultimi. 

Otto anni di pontificato scanditi da gesti chiari che da subito, sin dalla suo primo viaggio fuori le mura di Roma ha voluto inidicare scegliendo di andare a Lampedusa in quel luglio del 2013 (leggi qui Lempedusa si prepara ad ospitare Papa BergoglioIn viaggio verso Lampedusa, Papa Francesco incontrerà i migranti) per incontrare non solo i lampedusani ma anche i migranti. 

L’enciclica del Papa “Fratelli tutti” è suddivisa in otto capitoli (Le ombre di un mondo chiuso; Un estraneo sulla strada; Pensare e generare un mondo aperto; Un cuore aperto al mondo intero; La migliore politica; Dialogo e amicizia sociale; Percorsi di un nuovo incontro; Le religioni al servizio della fraternità nel mondo) e 287 punti e si conclude con due preghiere: una «al Creatore» e l’altra «cristiana ecumenica» per infondere «uno spirito di fratelli».

Una enciclica del Papa Fratelli Tutti, che è ispirata, così come per la Laudato Sì, al poverello d’Assisi da cui Bergoglio ha preso il nome, Francesco. E se la redazione della Laudato si’ ha avuto una fonte di ispirazione dal suo fratello ortodosso Bartolomeo, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli che ha proposto con molta forza la cura del creato, in questo caso si è sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale il Papa si è incontrato nel febbraio del 2019 ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro».

Papa Francesco ricorda che quello non è stato «un mero atto diplomatico, bensì il frutto di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto». che questa enciclica, pertanto, raccoglie e sviluppa i grandi temi esposti in quel Documento firmato insieme e recepisce, nel suo linguaggio, «numerosi documenti e lettere ricevute da tante persone e gruppi di tutto il mondo». Il dialogo è centrale per riconoscere l’altro, il fratello, il nostro prossimo e scardinare così pregiudizi e paure e costruire insieme una fraternità larga, inclusiva, inter-culturale e inter-religiosa, la più ampia possibile. (Leggi qui Immigrazione / Chi è l’Altro? Perchè abbiamo paura dello straniero ). Il Papa afferma inoltre che se ancora una volta si è sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, anche altri fratelli non cattolici sono stati ispiratori: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi. In particolare cita però il beato Charles de Foucauld. 

I capitoli dell’enciclica Fratelli tutti dedicati al tema delle migrazioni

Al tema delle migrazioni è dedicato in parte il secondo e l’intero quarto capitolo dell’enciclica del Papa Fratelli Tutti, “Un cuore aperto al mondo intero”: con le loro “vite lacerate” (37), in fuga da guerre, persecuzioni, catastrofi naturali, trafficanti senza scrupoli, strappati alle loro comunità di origine, i migranti vanno accolti, protetti, promossi ed integrati. Bisogna evitare le migrazioni non necessarie, afferma il Pontefice, creando nei Paesi di origine possibilità concrete di vivere con dignità. Ma al tempo stesso, bisogna rispettare il diritto a cercare altrove una vita migliore. Nei Paesi destinatari, il giusto equilibrio sarà quello tra la tutela dei diritti dei cittadini e la garanzia di accoglienza e assistenza per i migranti (38-40). Nello specifico, il Papa indica alcune “risposte indispensabili” soprattutto per chi fugge da “gravi crisi umanitarie”: incrementare e semplificare la concessione di visti; aprire corridoi umanitari; assicurare alloggi, sicurezza e servizi essenziali; offrire possibilità di lavoro e formazione; favorire i ricongiungimenti familiari; tutelare i minori; garantire la libertà religiosa e promuovere l’inserimento sociale. Dal Papa anche l’invito a stabilire, nella società, il concetto di “piena cittadinanza”, rinunciando all’uso discriminatorio del termine “minoranze” (129-131).

Ciò che occorre soprattutto – si legge nel documento – è una governance globale, una collaborazione internazionale per le migrazioni che avvii progetti a lungo termine, andando oltre le singole emergenze (132), in nome di uno sviluppo solidale di tutti i popoli che sia basato sul principio della gratuità. In tal modo, i Paesi potranno pensare come “una famiglia umana” (139-141). L’altro diverso da noi è un dono ed un arricchimento per tutti, scrive Francesco, perché le differenze rappresentano una possibilità di crescita (133-135). Una cultura sana è una cultura accogliente che sa aprirsi all’altro, senza rinunciare a se stessa, offrendogli qualcosa di autentico. Come in un poliedro – immagine cara al Pontefice – il tutto è più delle singole parti, ma ognuna di esse è rispettata nel suo valore (145-146).


Dal sesto capitolo, “Dialogo e amicizia sociale”, emerge inoltre il concetto di vita come “arte dell’incontro” con tutti, anche con le periferie del mondo e con i popoli originari, perché “da tutti si può imparare qualcosa e nessuno è inutile” (215). Il vero dialogo, infatti, è quello che permette di rispettare il punto di vista dell’altro, i suoi interessi legittimi e, soprattutto, la verità della dignità umana. Il relativismo non è una soluzione– si legge nell’Enciclica – perché senza principî universali e norme morali che proibiscono il male intrinseco, le leggi diventano solo imposizioni arbitrarie (206). In quest’ottica, un ruolo particolare spetta ai media che, senza sfruttare le debolezze umane o tirare fuori il peggio di noi, devono orientarsi all’incontro generoso e alla vicinanza agli ultimi, promuovendo la prossimità ed il senso di famiglia umana (205). Particolare, poi, il richiamo del Papa al “miracolo della gentilezza”, un’attitudine da recuperare perché è “una stella nell’oscurità” e una “liberazione dalla crudeltà, dall’ansietà e dall’urgenza distratta” che prevalgono in epoca contemporanea. Una persona gentile, scrive Francesco, crea una sana convivenza ed apre le strade là dove l’esasperazione distrugge i ponti (222-224).

L’enciclica in russo anche per i musulmani

L’enciclica del PapaFratelli tutti” è stata tradotta anche in russo e dai musulmanrealizzata dalla casa editrice Medina e dall’International Muslim Forum. Nella prefazione, Damir Mukhetdinov scrive: “Come può essere importante per un musulmano la traduzione di un documento della Chiesa cattolica romana? La risposta è semplice: oltre alle stesse riflessioni di Papa Francesco, di cui parleremo più avanti, c’è la possibilità di capire meglio la propria religione, di vederla da lati inaspettati. La liberazione dal pregiudizio sugli altri promuove una maggiore libertà di pensiero, che porta inevitabilmente alla liberazione dal pregiudizio su se stessi. Una migliore comprensione di noi stessi non passerà inosservata dal modo in cui gli altri ci capiscono. Questa comprensione reciproca (non solo dell’altro, ma soprattutto di se stessi) si realizza durante l’incontro. E l’’incontro è il messaggio principale di Fratelli tutti”. La traduzione russa dell’enciclica è disponibile in formato elettronico sul sito web della casa editrice Medina.